KIM KI-YOUNG

Nome in coreano:

김기영

Pronuncia del nome:

gim gi-yeong

Professione:

Regista

Data di nascita:

01 Ottobre 1922

Genere:

Uomo

Biografia

Nasce a Seul nel 1922 (nonostante in molti documenti ufficiali compaia come anno di nascita il 1919). Suo padre insegna inglese. Dopo aver mostrato, nel corso dei suoi studi, grande predisposizione nelle diverse discipline artistiche, come la scrittura, la musica e la pittura, si indirizza agli studi di medicina, mantenendo costantemente vivo l’interesse per il cinema, che consuma in quantità industriale e secondo una tensione onnivora durante un soggiorno in Giappone. Quando ritorna in Corea, nel 1946, si dedica alla medicina, pronto per diventare un dentista, ma anche alla messa in scena teatrale all’Università, dove dirige i lavori di Chekhov e di Shakespeare.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, partecipa alla realizzazione di documentari d’attualità nell’ambito del servizio d’informazione dell’esercito americano: materiale che utilizzerà per realizzare, nel 1955, il suo primo film, The Box of Death. Dopo questo esordio, girerà altri trentadue film, fino al 1995. La sua prima espressione di maturità artistica è The Housemaid (1960), che ha contribuito alla costruzione della figura e del carattere narrativo della “donna fatale”, e che è universalmente considerato come un dei più importanti film del cinema coreano di tutti i tempi. Dopo un periodo di grande fortuna, durante la golden age degli anni ’60, il decennio successivo costituisce uno dei punti più bassi della cinematografia coreana, a causa della censura governativa e di una diminuzione del pubblico. Kim Ki-young riesce ciononostante, lavorando in modo completamente indipendente, a dare vita ad alcuni dei suoi lavori più interessanti ed eccentrici: film come The Insect Woman (1972) e Ieodo (1977), sviluppano una forte influenza sulle generazioni più giovani di registi e produttori sudcoreani. La popolarità di Kim Ki-young vede un forte declino negli anni ’80, ma trascurato dall’attenzione mainstream per gran parte degli ’90, diventa progressivamente una figura di culto per i critici ed i cinefili nazionali.
Nel 1997 il Festival di Pusan gli dedica la prima grande retrospettiva “storica” della sua carriera: i film di Kim, fino a quel punto poco noti anche in Corea, e quasi completamente sconosciuti nel resto del mondo, diventano oggetto di attenzione e di studio entusiastico in Giappone, negli Stati Uniti, in Germania e in Francia. Quando lui e la moglie vennero uccisi da un incendio nella loro casa, Kim era in preparazione di un nuovo lavoro che avrebbe dovuto costituire il suo rientro da “autore” nella produzione contemporanea. Il Festival di Berlino ha dedicato una retrospettiva alla sua opera nel 1998, mentre la Cinémathèque francese ha selezionato diciotto delle sue pellicole, alcune recentemente riscoperte e restaurate, per una grande retrospettiva nel 2006.