TEARS

Titolo Coreano:

눈물

Pronuncia Originale:

Nunmul

Titolo Italiano:

Lacrime

Regista:

Anno:

2000

Durata:

103 min.

Nazione:

Corea del Sud

Formato:

35mm

Tipologia:

Colore:

Colore

Lingua:

Coreano

Sottotitoli:

Italiano, Inglese

Distribuzione Internazionale:

,

Sceneggiatori:

,

Musiche:

Direttore alla Fotografia:

Direttore Artistico:

Edizione Festival:

Sezione Festival:

Rassegna/Retrospettiva:

Sinossi:

Han è un adolescente di buona famiglia scappato di casa. Si aggrega all’amico diciassettenne Chang, che guida una gang di punk specializzati in stupri di gruppo a danno di giovani prostitute. Durante una di queste bravate Han, che è ancora vergine, s’invaghisce di Sae-ri e la aiuta a scappare. Sae-ri a sua volta conduce una vita sbandata, ma rifiuta i rapporti sessuali, che chiama “la cosa cattiva”. Han trova un tetto presso Ran, giovanissima bar girl innamorata di Chang che però la maltratta e l’umilia costantemente. Quando Han reincontra per caso Saeri a cavallo della sua motocicletta s’instaura un bizzarro ménage a quattro, cementato di giovanile solidarietà contro l’oppressivo e sfruttatore mondo degli adulti. Sae-ri infatti accetta di lavorare come bar girl, ma continua a rifiutare l’amplesso (pure all’innamorato Han), suscitando le pericolose ira di Yong-ho, il boss del locale che nutre per la ragazza un interesse che valica il mero commercio…

Recensione Film:

Ispirandosi all’osservazione diretta e alle indagini condotte per cinque mesi sui giovani sbandati che vivono nel quartiere di Garibong-dong a Seoul, Im Sang-soo ha concepito questo Kids coreano prima di dirigere il suo fortunato esordio “Girls’ Night Out” (1998). Coerentemente, ha deciso di girarlo in digitale, per esplorare le possibilità di libertà formale e narrativa concesse dal nuovo mezzo, ma pure per dare al film una consistenza rozza, mal definita e rifinita che s’avvicina al vivere caotico, marginale e dai contorni slabbrati dei suoi protagonisti. L’approccio di Im nondimeno si distanzia dai vizi in cui Larry Clark spesso indulge; niente astuto e morboso voyeurismo, ma uno sguardo all’altezza e dalla parte dei giovani che tallona e spia. Ne emerge sì un affresco di tinte sovente crude, in cui abbondano le rappresentazioni di violenza, sesso e consumo di droga, ma in cui s’additano pure con risolutezza gli imputati principali del disagio e dell’ emarginazione di questi ragazzi: genitori e padroni, se non padripadroni, adulti comunque, che non riconoscono e accettano individualità, diversità e libero arbitrio di chi non si conforma alle loro imposizioni e a quelle conformanti della società. Ma “Tears” non è fatto solo d’asperità e crudezze: a metà via, Im concede al quartetto dei suoi protagonisti una libera uscita dal loro inferno, per una gita in moto in direzione mare. Meta che si rivela più una discarica acquitrinosa che una spiaggia, giusto per rimarcare la disillusione dell’autore, ma che offre tuttavia una parentesi di toccante serenità e liberata intimità. Di parentesi pur sempre si tratta, di sogno carezzevole dell’altrove tra due amari risvegli, vissuti nell’abbraccio soffocante della metropoli matrigna. Un’opera in cui Im si concede un piglio più manicheo e didattico che nelle successive, ma pienamente giustificato dal suo carattere ‘a tesi’. Senza raggiungere le vette sperimentali e disarticolate del capolavoro di Jang Sun-woo “Timeless Bottomless Bad Movie”, anch’esso incentrato sulla gioventù di strada,“Tear”s è un urticante memento di una realtà che troppi preferiscono ignorare.