ONE FINE SPRING DAY

Titolo Coreano:

봄날은 간다

Pronuncia Originale:

Bom-nal-eun Gan-da

Titolo Italiano:

Un Bel Giorno di Primavera

Regista:

Anno:

2010

Durata:

106 minuti

Nazione:

Corea del Sud

Formato:

35mm

Tipologia:

Colore:

Colore

Lingua:

Coreano

Sottotitoli:

Italiano, Inglese

Distribuzione Internazionale:

Musiche:

Direttore alla Fotografia:

Montaggio:

Direttore Artistico:

Direttore delle Luci:

Costumista:

Edizione Festival:

Sezione Festival:

Rassegna/Retrospettiva:

Sinossi:

Sang-woo è un ingegnere del suono e abita a Seul insieme al padre, alla zia e alla nonna, che soffre di Alzheimer. Un giorno incontra Eun-soo, annunciatrice e produttrice di un’emittente radiofonica locale. Durante i viaggi che compiono insieme per registrare i suoni della natura, i due si avvicinano sempre di più, fino a innamorarsi. Con il passare dei mesi però il loro rapporto va in crisi. Quando Sang-woo propone a Eun-soo di farle conoscere suo padre, la ragazza si rifiuta e da quel momento il loro rapporto cambia per sempre. L’amore, che lui crede eterno, può mutare come le stagioni?

Recensione Film:

Il secondo film di Hur Jin-ho si inserisce nel solco di quello precedente, ampliando la ricerca poetica e stilistica del regista coreano sugli spunti drammatici che continuano a caratterizzare la sua opera: le difficoltà del rapporto amoroso, lo scorrere inesorabile del tempo, il valore della memoria. In One Fine Spring Day la storia d’amore tra Sang-woo ed Eun-soo si sviluppa nella prima parte del film secondo uno schema semplicissimo, che viene puntualmente rovesciato nella seconda: basta un avvenimento di scarsa importanza per mettere in crisi un rapporto che sembrava destinato a durare; nell’impossibilità di ritornare alla situazione precedente, Sang-woo cerca un riparo nel tempo appena passato. La persistenza dei sentimenti si lega così inesorabilmente all’aspetto più struggente della memoria: da una parte le registrazioni sonore della natura, dall’altra il personaggio della nonna (che aspetta ogni giorno alla stazione il ritorno del marito scomparso) contribuiscono a creare un tessuto di “tracce” emotive senza le quali non esisterebbe il ricordo.