MY SASSY GIRL

Titolo Coreano:

엽기적인 그녀

Pronuncia Originale:

Yeob-ki-jeok-in Geu-nyeo

Titolo Italiano:

Quella mia Insolente Ragazza

Regista:

Anno:

2001

Durata:

122 min

Nazione:

Corea del Sud

Formato:

35mm

Tipologia:

Colore:

Colore

Lingua:

Coreano

Sottotitoli:

Italiano, Inglese

Produzione:

Distribuzione Internazionale:

Sceneggiatori:

Musiche:

Direttore alla Fotografia:

Montaggio:

Direttore Artistico:

Direttore delle Luci:

Effetti Speciali:

Edizione Festival:

Sezione Festival:

Rassegna/Retrospettiva:

Sinossi:

Gyun-woo è un bravo ragazzo, studente universitario, coscienzioso, ma forse un po’ troppo disponibile con le donne: la madre gli molla uno scappellotto tutte le volte che fa qualcosa di sbagliato, e quando trova una ragazza ubriaca in metropolitana, decide di aiutarla e di prendersene cura. Non decide neppure troppo, perché lei, che diventerà “la sua ragazza sfacciata”, incomincia a chiamarlo “tesoro”, e si impadronisce della sua vita. Lo costringe a camminare sui tacchi alti e a prenderla in spalla perché ha male ai piedi, a tuffarsi in un lago per provarne la profondità, lo fa arrestare, sbeffeggiare, e quando lui ordina qualcosa di diverso da un caffè lo apostrofa con un “vuoi morire?”. Ma lo ama, e il loro amore passa attraverso una serie di incredibili peripezie, fino a coronarsi come un sogno bellissimo.

Recensione Film:

Quando Kwak si mette dietro la macchina da presa per lavorare a My sassy girl, sono passati quasi dieci anni dal suo film precedente, e la sua fortuna di “grande narratore d’amore” non si è ancora realizzata: le vicende della “ragazza” (interpretata da una incredibile Jeon ji-hyun) colpiranno il cuore non soltanto degli spettatori coreani (My sassy girl è uno dei film di maggiore successo della storia del cinema nazionale), ma anche di quelli panasiatici, fino a fornire lo spunto per un remake americano (pessimo) nel 2008. My sassy girl, i suoi protagonisti, il suo modo di raccontare l’amore e la morte, il caso e il destino, è diventato un caso cinematografico, ma ha anche aperto la strada ad una serie feconda di ulteriori rivisitazioni. Il maggior ri-scrittore di questo mito di ri-fondazione dell’amore romantico giovanile, è proprio lo stesso Kwak, che ha lasciato qualche cosa della “ragazza” in tutti i personaggi femminili del suo cinema (Windtruck ne è forse il meta-remake più evidente). My sassy girl è prima di tutto una commedia romantica, fatta di un’attenzione estasiata per il sentimento: i protagonisti hanno espressioni sempre estreme, nella faccia e nel comportamento, si muovono ed agiscono esattamente come se si trovassero “in un film”, in un racconto irreale e sognante. O meglio ancora, in un manga: c’è qualche cosa nelle pieghe del racconto (che è ispirato ad un web-drama seriale) che fa pensare al Maison Ikkoku scritto scritto da Rumiko Takahashi, l’autrice di Lamù. Senza la carica erotica e dirompente dell’aliena più sexy dell’animazione di tutti i tempi, anche “la ragazza” ha in comune con Lamù una forza alla quale non è possibile resistere. E che non si potrebbe definire altrimenti che naive. Tutto in lei, nella violenza e nella volgarità, nell’abbandono e nella debolezza, nell’essere aggressiva ma anche inesorabilmente fragile ed indifesa, è il frutto di una naiveté che costituisce il segno principale del cinema di Kwak. La protagonista di My sassy girl rappresenta la perfetta personalizzazione del cinema del suo creatore: disarmante nella sua dolcezza e nella sua immediatezza, irreale nella sua ingenuità, eppure coinvolgente. Non si può fare a meno di aiutarla (“la ragazza”), così come non si può fare a meno di guardarlo (“il cinema”). In realtà il lavoro registico di Kwak è tutt’altro che ingenuo, e al contrario estremamente consapevole: dall’uso della colonna sonora, che mescola il pop nazionale con alcuni “archetipi musicali assoluti” come il Canone di Pachelbel, a quello altrettanto sapiente dei campi lunghi e lunghissimi per ambientare le vicende dei protagonisti all’interno di un ambiente urbano e naturale perfetto come un set. E soprattutto nella sapiente capacità di mescolare i generi, e di virare la commedia romantica al dramma senza sfiorare il melodramma. Questo forse è il motivo del grande successo presso un pubblico generazionalmente più giovane rispetto a quello abituato a leggere l’amore attraverso il registro dell’impossibilità e della crudele avversità: il “dramma romantico” di Kwak è ostacolato dalla sorte, spesso sfiora la morte e il dolore (qui nel passato, in Windstruck nel presente), ma crede nel destino, che è capace di ricongiungere e di riunire. Il cinema di Kwak è un cinema del “destino buono” e non soltanto di quello avverso, della possibilità e della libertà di far accadere le cose, in cui l’amore diventa un compagno di gioco del fato: insieme cercano di disputarsi la vita dei protagonisti, i loro comportamenti, le loro azioni. Chi è più forte: l’amore o il destino? Per Kwak, che è irresistibilmente romantico, amor omnia vincit…