GENERAL’S SON, THE

Titolo Coreano:

장군의 아들

Pronuncia Originale:

Janggun-ui adeul

Titolo Italiano:

Il Figlio del Generale

Regista:

Anno:

1990

Durata:

108 min.

Nazione:

Corea del Sud

Formato:

35mm

Tipologia:

Colore:

Colore

Lingua:

Coreano

Sottotitoli:

Italiano, Inglese

Distribuzione Internazionale:

Sceneggiatori:

,

Musiche:

Direttore alla Fotografia:

Montaggio:

Direttore Artistico:

Direttore delle Luci:

Costumista:

Edizione Festival:

Sezione Festival:

Rassegna/Retrospettiva:

Sinossi:

Durante l’occupazione coloniale giapponese Kim Doo-han, ragazzo di strada dalle strabilianti doti di combattente, viene reclutato nella gang che controlla Jongno, il quartiere centrale di Seoul. Per la criminalità organizzata coreana mantenere il controllo su Jongno diventa una questione d’orgoglio nazionali a fronte del crescente potere della banda giaponese di Hayashi e Kim Doo-han, che si scopre figlio di un generale che guida la resistenza partigiana in Manciuria, diviene l’eroe di questa strenua battaglia. Uno dei più grandi successi commerciali di Im Kwon-taek che ha originato addirittura due seguiti.

Recensione Film:

All’inizio degli anni Novanta, Im Kwon-taek riesumò l’expertise acquisita nei molti anni di pratica della cinematografia commerciale, ad inizio carriera, per confezionare una pellicola di genere gangsteristico che si rivelò un trionfo al botteghino e generò ben due seguiti. Definito, con franchi eccessi elogiativi, una sorta di Padrino coreano,The General’s Son è un’onesta pellicola d’azione che ben assolve i suoi obblighi spettacolari, soprattutto nelle sequenze di combattimenti e risse che vantano una qualità grezza propria ad Im che le differenzia da mere repliche delle celebrate coreografie delle pellicole di Hong Kong. La vera carta vincente del film presso il pubblico coreano è però giocata nella marcatissima venatura nazionalista della storia di Kim Doo-han: criminale gentiluomo, viene magnificato da Im al rango di eroe nazionale che incorpora la rivalsa del popolo coreano in tempi altrimenti di buia sottomissione. Sebbene il personaggio interpretato con carisma dalla rivelazione Park Sang-mi sia ispirato ad una figura reale, le implicazioni che si traggono dal ritratto che ne fanno Im Kwon-teak e il suo sceneggiatore restano questionabili.Accuratezza storica e verosimiglianza non sono comunque le preoccupazioni che informarono un’opera manifestamente intesa come iniezione d’orgoglio nazionalistico. Pensando pure che a quasi tre lustri di distanza Im firmerà un film come Raging Years, la scelta d’investire del ruolo d’icona nazionalista un gangster acquista un significato coerente nella posizione politica popolare/populista del suo cinema.