FAILAN

Titolo Coreano:

파이란

Pronuncia Originale:

Pa-i-lan

Titolo Italiano:

Failan

Regista:

Anno:

2001

Durata:

115 min

Nazione:

Corea del Sud

Formato:

35mm

Tipologia:

Colore:

Colore

Lingua:

Coreano

Sottotitoli:

Italiano, Inglese

Genere:

Musiche:

Direttore alla Fotografia:

Direttore Artistico:

Costumista:

Effetti Speciali:

Edizione Festival:

Sinossi:

Il romanticismo più sfrenato, il melodramma più intenso si mescolano nel primo film – in ordine cronologico – della rassegna dedicata a Choi Min-sik. L’attore interpreta qui un gangster di terza classe, un balordo umiliato, minacciato, disprezzato da tutti. Vive in un tugurio sporco e pieno di vecchie videocassette, di cartacce, di rifiuti. Unica luce nel suo buio, Failan. Una ragazza cinese immigrata in Corea, che lui sposa per procura, senza vederla. Failan è una ragazza delicata, ha la forza dell’innocenza, la compostezza di chi ama le cose semplici, gli affetti. Di chi può amare davvero. Ma il destino, ovviamente, non vuole che le cose siano semplici.

Recensione Film:

Il primo film della rassegna che lo vede protagonista ci mostra un Choi Min-sik antieroe al cento per cento. Piccolo gangster senza arte né parte, Kang-jae viene minacciato, picchiato, disprezzato da tutti. Persino dai suoi sottoposti. L’attore interpreta questo personaggio vagando da un’inquadratura all’altra come un sonnambulo, come un drogato. Fra giochi, film porno e alcol. Una fotografia del degrado, di una Corea di baracche, case poverissime, giovani che spendono il loro tempo nel gioco d’azzardo.
Ma il film ha un non banale colpo d’ala: mescola gangster movie e romanticismo, violenza e poesia. Questo accade quando irrompe nella vicenda “Failan”, la ragazza del titolo. Cinese, angelica, innocente in un mondo di squallore. Sposata per caso e per soldi dal protagonista: a lei serve un visto, a lui del denaro. Non si conoscono: ciascuno, dell’altro, ha solamente una foto. Ma sapranno, in qualche modo, riconoscersi simili, trovare una inaspettata consonanza di anime. Perduti, tutti e due, in un mondo troppo spietato per loro.
E’ nel contatto a distanza fra i due che sta la scintilla, l’arco voltaico del film. Un film che il regista Song Hae–sung risolve con un sapiente mosaico di flashback, di corse avanti e indietro nella scansione temporale.