BLADES OF BLOOD

Titolo Coreano:

구르믈 버서난 달처럼

Pronuncia Originale:

Ku-reu-meul Beo-seo-Nan Dal-cheo-reom

Titolo Italiano:

Lame di sangue

Regista:

Anno:

2010

Durata:

111 minuti

Nazione:

Corea del Sud

Formato:

35mm

Tipologia:

Colore:

Colore

Lingua:

Coreano

Sottotitoli:

Italiano, Inglese

Genere:

Distribuzione Internazionale:

Musiche:

Direttore alla Fotografia:

Montaggio:

Direttore Artistico:

Direttore delle Luci:

Costumista:

Effetti Speciali:

Edizione Festival:

Sezione Festival:

Sinossi:

Era Joseon,1592. Stanco di vedere la Corea sottomessa al dominio straniero Mong-hwak Lee capitana una rivolta di ribelli che lo conduca al colpo di Stato e a divenire re. Sulla sua strada semina morte e distruzione, uccidendo chiunque si opponga alla sua furia cieca. Tra questi anche il padre di Kyeong-ja. Il ragazzo se pur ferito mortalmente, si salva con l’aiuto del cieco Jeong-hak Hwang, e una volta guarito parte con lui per ritrovare Mong-hwak e vendicare il padre. Sulla stessa strada incontrano Park Ji, innamorata di Mong-hwak, ma disposta ad ucciderlo per non vederlo impazzire per la sua causa.

Recensione Film:

Lee Joon-ik torna al Korea Film Fest per inaugurare la IX edizione dopo i successi di Radio star e di Sunny, e lo fa cambiando ancora una volta registro, questa volta per raccontare la storia di una ribellione al potere costituito, di un tentativo di rivolta, e di come l’attaccamento estremo ad un sogno, anche nobile, possa divenire insano, accecante, totalizzante. Mong-hwak Lee perde la ragione, ma anche l’amore, per perseguire il suo ideale di sangue e ribellione, ma viene a sua volta inseguito da un desiderio di vendetta, che arma la mano di un Kyeong-ja che, già da tutti chiamato bastardo, vede morire passato di spada tutto ciò che rimane della sua famiglia, suo padre. Un effetto domino che innesca una spirale di morte ed odio irragionevole e senza sconti, che avvolge tutti e tutto, anche chi ama, come Park Ji. Sullo sfondo il ritratto di un popolo in rivolta contro una sottomissione ingiusta e troppo a lungo subita, una folla sobillata da Mong-hwak e dalla speranza di poter ritrovare una propria identità nazionale scevra delle ingerenze ed influenze delle vicine Cina e Giappone.