KING AND THE CLOWN

Titolo Coreano:

왕의 남자

Pronuncia Originale:

Wang-eui Nam-ja

Titolo Italiano:

l’Uomo del Re

Regista:

Anno:

2005

Durata:

119 min

Nazione:

Corea del Sud

Formato:

35mm

Tipologia:

Colore:

Colore

Lingua:

Coreano

Sottotitoli:

Italiano, Inglese

Distribuzione Internazionale:

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Produttore:

,

Sceneggiatori:

Musiche:

Direttore alla Fotografia:

Direttore Artistico:

Direttore delle Luci:

Costumista:

Effetti Speciali:

Edizione Festival:

Sezione Festival:

Sinossi:

Corea, inizio del Sedicesimo Secolo. Jang-saeng e Gong-gil sono artisti di strada che si esibiscono in una compagnia specializzata in un repertorio scollacciato. Nei suoi numeri Gong-gil interpreta ruoli femminili e il capo della compagnia approfitta del suo fascino efebico per venderne i servigi ai nobili mecenati. Gong-gil è stanco di prostituirsi e Jang-saeng si ribella, sottraendolo dalle grinfie di un vecchio satiro. Durante la fuga, per salvare Jang-saeng, Gong-gil uccide il capo della compagnia. I due si incamminano quindi verso la capitale, Hanyang(nome di Seoul all’epoca). Qui si uniscono al terzetto di buffoni capeggiato da Yuk-gap. Udendo le voci poco lusinghiere sulla condotta di Re Yon-san, Jang-saeng concepisce uno spettacolo salace che irride la relazione del sovrano con la disinibita concubina Nok-su. La satira viene scoperto dal ministro Cheo-seon che fa arrestare i giullari. L’unica chance di salvarsi da morte sicura è riuscire a far ridere il re in persona.

Recensione Film:

Uscito in Corea a dicembre 2005, The King and the Clown (ma il titolo originale Wang-ui Namja, l’uomo del Re, meglio esplicita le tinte omoerotiche) ha totalizzato oltre dodici milioni di spettatori, sopravanzando il primato di Taegukgi (2004) nel box office coreano di tutti i tempi. Un trionfo che definire inatteso è solo eufemistico: privo di star di prim’ordine, The King and the Clown infatti non solo è una pellicola drammatica d’ambientazione storica, genere di per sé difficilmente considerato adatto a generare un blockbuster, ma si concentra, seppur con discrezione e senza alcuna presentazione grafica, su una tela di relazioni, quella tra Jang-saeng, Gong-gil e il sovrano Yon-san, di chiaro stampo omoerotico. Nel paese più maschilista e omofobo dell'Asia orientale, il fenomeno King and the Clown ha innescato ferventi dibattiti: pare che a determinarne l’exploit siano state soprattutto quelle adolescenti che si appassionano di fumetti che raccontano relazioni proibite tra maschi e sognano un modello virile meno rude e macho di quelli sin qui iconizzati dai blockbuster coreani. Un nuovo modello impersonato dalla rivelazione del film, Lee Joon-ki, che s’è visto propulso al rango di superstar grazie all’eccellente performance nel ruolo di Gong-gil, che gli è valso il Grand Bell Award come miglior attore non protagonista. Venduto internazionalmente come un Addio Mia Concubina coreano,The King and the Clown non vanta l’estetica ricercata della Palma d’Oro di Chen Kaige, ma ha dalla sua una scrittura corposa capace d’evidenziare la complessità psicologica delle relazioni che s’intrecciano tra i personaggi. Grazie ad essa, persino al lunatico re Yon-san viene restituita una dimensione umana che ne affonda le intemperanze in traumi d’infanzia. Di sicura presa poi i divertenti spettacoli dei teatranti, con una menzione particolare per la messa in scena commissionata dal sovrano che tra costumi d’opera pechinese e lanterne rosse, smaschera impuniti intrighi di corte, come in Amleto.