CHUNHYANG

Titolo Coreano:

춘향뎐

Pronuncia Originale:

Chunhyang

Titolo Italiano:

Chunhyang

Regista:

Anno:

2000

Durata:

120 min.

Nazione:

Corea del Sud

Formato:

35mm

Tipologia:

Colore:

Colore

Lingua:

Coreano

Sottotitoli:

Italiano, Inglese

Genere:

,

Sceneggiatori:

,

Musiche:

Direttore alla Fotografia:

Montaggio:

Direttore delle Luci:

Effetti Speciali:

Edizione Festival:

Sinossi:

Alla fine del XVIII secolo, sotto la dinastia Chosun, Mongryong, figlio del governatore di Namwon, si innamora di Chunhyang, figlia di una prostituta fiera e colta. Un giorno, Mongryong è costretto a seguire la famiglia a Seul e a divenirvi alto funzionario. Promette a Chunhyang che potrà raggiungerlo successivamente. Ma il tempo passa e un nuovo governatore, Byun, viene nominato governatore di Namwon. Colpito dalla bellezza di Chunyang, le impone di divenire sua cortigiana: per amore di Mongryong e per non diventare una schiava, Chunhyang rifiuta. Adirato, il governatore Byun la fa picchiare e imprigionare. Nel frattempo, Mongryong viene nominato Ispettore Reale a Namwon. Così, ritrova la sua amata e punisce il governatore Byun per la sua iniquità.

Recensione Film:

Uno dei più brillanti trionfi di Im Kwon-taek, Chunhyang è stato il suo primo film a ricevere una distribuzione pressoché globale (con l’Italia colpevolmente assente all’appello) grazie al successo riscontrato a Cannes 2000. Im adatta qui il più celebre racconto del folklore coreano, già più volte portato sullo schermo (anche il primo film sonoro realizzato in Corea fu una Chunhyang), con una fascinosa variazione: nella sua versione, infatti, le immagini della storia d’amore tra la fedele Chunhyang e il nobile Mongryong, spesso paragonata ad un Romeo e Giulietta coreano (ma con lieto fine!), prendono corpo e vita dall’evocazione di una performance di “pansori”. Il film s’apre proprio su un palcoscenico su cui l’interprete Cho Sang-hyun sta intonando il celebre pezzo Sarang Sarang Nae Sarang; di lì in poi Im introduce le sequenze che illustrano la leggenda attraverso il recitativo di Cho, creando un meccanismo di rappresentazione stratificata. Difatti, ad Im non interessa soltanto incantare e sedurre il pubblico internazionale con le sontuose, raffinate e assai più sensuali che d’uopo immagini della storia d’ambientazione Joseon; suo scopo è veicolare pure un sentito omaggio all’arte del “pansori” e alle inestinguibili emozioni che suscita nel pubblico coreano. Im non manca dunque di proporci dei controcampi sull’uditorio della performance di “pansori” che mostrano la viva partecipazione, ora divertita, ora commossa, di questo pubblico “esemplare”. Una struttura enunciativa complessa che però non nega al pubblico l’immediata immedesimazione nelle traversie narrate al passato: difficile davvero non farsi catturare e non parteggiare per la fedele Chunhyang, icona coreana delle tradizionali virtù femminili, nella resa freschissima e sottilmente smaliziata di Lee Hyo-jeong. Suo partner nel ruolo di Mongryong è invece un acerbo Cho Seung-woo, scoperto da Im proprio in questo film e oggi uno degli attori più quotati in Corea (Im l’ha ritrovato pure come protagonista di Raging Years). Non perdetelo: a soli sette anni dalla sua produzione, la Chunhyang di Im Kwon-taek è già un classico!